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Πέμπτη 12 Μαρτίου 2009

dominio dei Balcani per il controllo dei gasdotti NABUCCO


Annunciata dalla Commissione Europea la priorità del gasdotto NABUCCO come progetto per il piano di sviluppo energetico europeo, che avrà come scopo quello di unire così la rete di gasdotti e oleodotti della Turchia, all'Europa nord-orientale. Per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento energetico, l'Europa cerca così di espandere sempre più il mercato unico europeo in Stati che dovranno garantire il passaggio o il rifornimento di energia.

La Commissione europea ha segnalato ieri i quattro progetti prioritari per il piano di sviluppo energetico europeo, nominando così i commissari di sorveglianza che dovranno monitorare la realizzazione dei progetti. Primo tra tutti il gasdotto NABUCCO, per unire così la rete di gasdotti e oleodotti della Turchia, all'Europa nord-orientale, accanto poi al progetto di interconnessione delle reti elettriche ad alta tensione di Francia e Spagna, i collegamenti alle stazioni eoliche off-shore nel Baltico e nel Mare del Nord, e il collegamento delle reti elettriche di Germania, Polonia e Lituania. L'obiettivo di base che l'Unione Europea intende raggiungere è proprio quello di creare una rete energetica interna interconnessa a quella dei Paesi fornitori, unendo così Oriente ed Occidente sotto un unico mercato. Se da una parte si vuole rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento energetico e le interconnessioni delle reti nell’UE, dall'altra si cercherà di espandere sempre più il mercato unico europeo in Stati che dovranno garantire il passaggio o il rifornimento di energia. Non a caso, infatti, stiamo assistendo ad una politica europea sempre più tesa all'allargamento e all'ingresso di nuovi Stati, spesso anche imponendo ai governi di accelerare il cammino verso l'Europa.

lI Corridoio VIII

Ciò che sta accadendo nei Balcani ne è un esempio evidente, in quanto si tratta di Stati che nel giro di dieci anni sono passati da una situazione precaria e disastrata provocata dalla guerra, ad una in cui è l'Europa stessa a chiedere di entrare nel mercato unico e di rispettare, nel più breve tempo possibile, i parametri di Maastricht. La Slovenia ha già concluso il suo cammino, divenendo così il primo dei Paesi Balcanici a fare il suo ingresso in Europa, e ad essa seguirà la Croazia, mentre la Serbia dovrà perdere il Kosovo per conquistare il diritto ad entrare all'interno del mercato unico e non essere isolata dal sistema Europa allargato. La Turchia si trova ad affrontare un simile braccio di ferro, avendo da una parte le pressioni dell'Europa che chiede di entrare nel mercato comunitario e cooperare per l' interconnessioni delle reti, dall'altra i partiti di opposizione che vogliono una Turchia fuori da tali entità sovranazionali.
Così, all'interno dei dibattiti politici e le controversie diplomatiche, si inseriscono per portate "la pace" i progetti di realizzazione di oleodotti e corridoi, che diventano così ambasciatori di stabilità economica e politica. È quanto si legge tra le parole del Ministro Massimo D'Alema che, alla Fiera del Levante, in occasione del convegno “Puglia e Balcani, percorsi di Pace e Sviluppo”, parla del Corridoio 8 come uno strumento nelle mani dell'Europa per " cancellare dei confini" e per guarire "questa tormentata regione dei Balcani che rischia di essere un buco nero dentro l’Unione Europea". Queste dichiarazioni fanno sicuramente riflettere, considerando che nel 1998 fu proprio il Governo di D'Alema a decidere per il bombardamento Nato nelle regioni del Kosovo e della Serbia, dietro le pressioni della propaganda e delle lobbies che volevano far crollare la Jugoslavia. Dunque, ciò che ha sempre portato guerra, viene oggi mascherato come un mezzo per l’integrazione economico-sociale e antropologica, mentre continua ad essere l'ennesimo strumento nelle mani delle entità sovranazionali per controllare e asservire gli Stati dei Balcani. In particolare Corridoio 8, che collegherà le regioni adriatico-ioniche con l’area balcanica e dei Paesi del Mar Nero, è costituito da un sistema multimodale lungo la direttrice Est-Ovest che comprende porti, aeroporti, interporti, strade e ferrovie, per un’estensione di circa 1270 km di linee ferroviarie e di 960 km di strade. Ma l'importanza del Corridoio 8 la si può capire solo se lo si inserisce nella rete energetico-infrastrutturale che si estende fino al Medioriente, con l'ambizione di toccare i più lontani mercati ricchi di petrolio, grazie alla realizzazione del gasdotto NABUCCO.
Il gasdotto turco-europeo NABUCCO

Con un costo stimato intorno ai 4,6 miliardi di euro, il NABUCCO avrà lo scopo di istradare del gas naturale dalla Turchia all'Austria attraverso la Bulgaria, la Romania e l'Ungheria, per ridurre la dipendenza dell'Europa occidentale nei confronti della Russia. La sua costruzione e lo sfruttamento delle pipelines sono stati assegnati ad un consorzio internazionale diretto dalla società petroliera austriaca OMV, accanto alla Molle (Ungheria), la BOTAS (Turchia), la Bulgargaz (Bulgaria) e la Transgaz (Romania). Il gasdotto si estenderà dunque sul territorio di questi cinque paesi, avrà come punto di partenza le frontiere della Turchia con la Georgia e l'Iran, e come punto finale il nodo Baumgarten in Austria, dalla quale poi si ramificano i più importanti punti di distribuzione verso l'Europa continentale.
Inoltre, la possibilità di collegare in futuro la rete con le altre sorgenti di gas disponibili della zona, come quelle della Siria, dell'Iraq, dell'Egitto, nonché del Turkmenistan è già all'esame degli addetti ai lavori. Infatti, nel mese di luglio, la Turchia e l'Iran hanno firmato un accordo per instradare il gar naturale iraniano e turkmeno verso l'Europa, nonché un patto per la partecipazione turca allo sfruttamento del gas nella città di Asaluye, in Iran con la costruzione di un gasdotto e di un oleodotto di 3 300 km finanziata da entrambi le parti.
Tale accordo, rinforza senz'altro la posizione della Turchia all'interno delle trattative diplomatiche con l'Europa, e nello stesso progetto del NABUCCO, in quanto è divenuta l'elemento decisivo per la realizzazione dell'unico gasdotto che potrebbe sfuggire al controllo russo e che potrebbe instradare il gas del Turkménistan in Europa senza dovere costruire un nuovo gasdotto al di sotto del mare Caspio. Non dimentichiamo inoltre che nel 2010, i contratti di numerosi fornitori di gas europei con Gazprom saranno rinegoziati, e dunque l'esistenza di una sorgente alternativa di gas rinforzerebbe la posizione dei Paesi europei all'interno delle negoziazioni.
A minacciare il reale successo del NABUCCO vi sono le manovre della Russia, che continua a rafforzare le sue posizioni all'interno del Mediterraneo e del Medioriente garantendo la realizzazione dell'oleodotto Bourgas-Alexandroupolis controllato dalle tre compagnie russe Transneft, Rosneft e Gazprom, alle quali potrebbe aggiungersi in corso d'opera la Shell o lo Stato del Kazakistan. Quest'ultimo potrebbe infatti schierarsi decisamente a favore della Russia, nella guerra strategica che vede contrapporre Unione Europea e Cina per il controllo di una delle più importanti, nonché inesplorate, fonti di petrolio. Dunque il Bourgas-Alexandroupolis , oltre a creare notevoli economie di scala nel trasporto del petrolio del Mar Caspio - che non sarebbe più trasportato in navi cisterne attraverso gli stretti del Bosforo e dei Dardannelli - permetterebbe alla Russia di conservare il controllo dell'instradamento di una parte del brut del Caspio, sottraendolo all'oleodotto anglo-turco del Bakou-Tbilissi-Ceyhan (BTC) che aggira il territorio russo attraverso la Georgia. Allo stesso modo è stata sottolineata l'importanza di accelerare la costruzione del gasdotto subacqueo tra la Russia e l'Europa al di sotto del mare Nero, il South Stream.
Il gasdotto subacqueo del South Stream
Il progetto Ambo
In tale progetto è stata direttamente coinvolta la società italiana ENI che, in cooperazione con Gazprom, ha firmato nel mese di luglio l'accordo per la costruzione di un gasdotto di 900 chilometri che, collegato a quello che sarà il Corridoio 8, collegherà Russia e Italia . Il South Stream infatti attraverserà il mare Nero fino in Bulgaria, dove si dividerà in due rami, uno verso l'Austria e l'altro verso la Grecia sino al porto di Otranto. La rete russa alimenterà il South Stream con il gas russo proveniente dall' Asia centrale e dal Kazakistan.

Al momento del lancio del progetto, il ministro Pierluigi Bersani aveva sottolineato come questo accordo rappresentasse " un nuovo elemento nella strategia di rafforzamento della sicurezza energetica dell'Italia e dell'Unione Europea". Tuttavia, considerando l'attuale evoluzione degli accordi energetici della Commissione Europea, gli accordi tra Italia e Russia rischiano di sabotare, in un certo senso, il progetto europeo del NABUCCO, che ha infatti come funzione principale quella di sfruttare le pipelines turche proprio per evitare quelle russe.
La strategia di Putin è dunque chiara, e ha dei risvolti determinanti anche sui Balcani, in quanto Croazia, Albania, Bosnia, Bulgaria, Macedonia, Montenegro, Romania e Serbia hanno confermato la loro partecipazione al progetto di creare una cooperazione balcanica per lo sviluppo delle reti energetiche collegate alla Russia. Tale cooperazione dovrebbe nei fatti contrastare i piani euroatlantici sui Balcani, altrettanto ambiziosi, considerando la prossima realizzazione del progetto del consorzio americano AMBO, l'oleodotto che attraverserà i Balcani, collegando il porto di Bourgas sul Mare Nero ed il porto albanese di Vlore passando per la Macedonia. Risale infatti al 31 gennaio del 2006, l'accordo tra Albania, Bulgaria e la Macedonia per costruzione dell'oleodotto Bourgas-Vlore che trasporterà il petrolio del Caspio dal Mare Nero all'Adriatico, con una capacità annua aspettata di 35 milioni di tonnellate.

Quanto sta accadendo nei progetti di costruzione della rete energetica europa e russa, ha una grande influenza sulla sfera politica. Mentre l'Unione Europea esercita sempre più pressioni sui Paesi Balcanici e sulla stessa Turchia affinchè facciano il loro ingresso all'interno della Comunità in tempi più brevi possibili, la Russia cerca di garantire la loro autonomia dalle Istituzioni sovranazionali occidentali in modo da poterli controllare e utilizzarli per attuare la sua strategia geopolitica. I forti interessi in gioco, fanno sì che intorno ai Balcani continui a sopravvivere un clima di tensione e di conflitti, all'interno dei quali i popoli sono solo delle pedine da manovrare, mentre gli sbocchi, gli oleodotti e i porti sono i veri protagonisti.

Fulvia Novellino